THCB, È italiano il chimico che scopre il nuovo cannabinoide 33 volte più potente del THC

La Cannabis apre ad un nuovo universo. La chimica, la farmacologia, la clinica. Il cammino per chiarire tutti gli aspetti della cannabis è avvenuta  grazie ad una scoperta tutta italiana a dimostrazione che nel campo cannabis come ricerca siamo fra i primi. Ora il problema sta nel reperimento fondi. Un gruppo di ricercatori con a capo il chimico Giuseppe Cannazza si sono avvicinati allo studiato da poco  eppure oggi, si stanno affermando tra i più grandi esperti a livello mondiale. Il professore Cannazza dapprima scettico, è coinvolto alla svolta che avrà lo studio della chimica della cannabis e le sue applicazioni farmacologiche.

Ha iniziato a farsi trasportare per la sua molteplicità di principi attivi il professore Cannazza e le anche per le grandi potenzialità terapeutiche. L’OMC lo ha selezionato come esperto per la procedura di revisione della cannabis terminata poco tempo fa, che è sfociata con una richiesta da parte dell’organismo internazionale di riclassificarla, riconoscendone appunto, le proprietà mediche. Molti ricercatori lo hanno paragonato a Raphael Mechoulam, leggendario scopritore del THC e padre della ricerca sulla cannabis. Lui sorride e si definisce un chimico pubblicando la scoperta su riviste prestigiose come Scientific Report, che fa parte del network della prestigiosa rivista Nature. E’ preciso il professore Cannazza affermando che “Lui è stato il primo a scoprire il THC e il CBD che sono quelli più importanti riferendosi a Raphael Mechoulam .

Rimane e sarà sempre il maestro e colui che ha dato la svolta”. Sul fatto che però la scoperta del suo gruppo possa cambiare la medicina odierna a base di cannabis è possibilista: “Potrebbe. Nel senso che non si tratta solo del THCP uscito su Scientific Report, ma ne è uscito un altro in contemporanea sul Journal of Natural Products che riguarda un altro cannabinoide che è il THCB. Si sta facendo un po’ di chiarezza sulla composizione chimica della cannabis che potrebbe spiegare i numerosi effetti farmacologici”. Dopo le affermazioni dell’illustre chimico si sono aperte molte strade per i ricercatori a livello internazionale visto che la sintetizzazione dello standard di questa sostanza è stato scritto dappertutto così la ricerca può allargarsi.

Ora come è presente l’omologo del THC, c’è anche quello del CBD, il CBDP e saranno scoperti anche gli omologhi di altri cannabinoidi come il CBC, il CBN o il CBG. “Lo stesso dicasi per il THCB”, quello dell’altro articolo uscito in contemporanea. “Ha dato risultati molto interessanti, sempre in vivo nei topi, riguardo il trattamento del dolore: funziona molto bene come analgesico. Voglio dire – conclude Cannazza –  che è stato possibile grazie a tutti i componenti del gruppo di ricerca da me coordinato. Siamo tutti italiani, lo studio è stato finanziato dal MIUR e portato avanti con cannabis prodotta in Italia, la FM2, per la quale ringrazio lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, e infine l’Ufficio centrale stupefacenti che mi ha dato l’autorizzazione. Esprimo orgoglio e gratitudine al mio gruppo”.