Coltivazione INDOOR: quando nasce e perché

Innanzitutto devo dire che la cannabis è una pianta, un essere vivente, e come tutti gli esseri vorrebbe poter crescere liberamente, in pieno sole e in mezzo agli altri esseri di questo mondo.

Purtroppo nel secolo passato degli uomini hanno avuto la pretesa di stabilire, in modo del tutto arbitrario, cosa era da mantenere e cosa da eliminare dalla creazione. Sono arrivati a imporre accordi in quasi tutti i paesi del mondo, in cui si prospettava la totale sparizione di alcune specie vegetali, chiamate per l’occasione “droghe”, con la creazione del pensiero nella gente che “droga” è il demonio.
Naturalmente questi “uomini” difendevano i loro interessi privati, arrivando ad inventare le bugie più ignobili per mascherare il loro operato, ma avevano il potere sui mezzi di informazione, e non vergognandosi di ricorrere alla violenza pur di imporre il loro volere, sono quasi riusciti nei loro loschi intenti.

Oggi siamo nella situazione assurda che la cannabis, coltivata per millenni in tutto il mondo, una delle primissime piante di cui l’uomo si è servito, che ha permesso ed ha avuto tanta parte in quella che chiamiamo “civilizzazione”, una pianta che in tante culture è considerata un dono divino, sia perseguitata in quasi tutto il mondo. Come si può criminalizzare un vegetale?
Questa situazione di persecuzione, sia della pianta che di chi ne fa uso (in certi paesi esiste la pena di morte per il semplice possesso di minime quantità, e comunque la repressione è pesante ovunque), ha fatto sì che alcune persone, che non accettavano questa imposizione ingiusta, abbiano deciso di continuare a coltivare cannabis, ma prendendo delle precauzioni per la propria sicurezza personale.
La coltivazione indoor della cannabis è nata negli stati uniti, paese in cui è nato il proibizionismo, paese che ha obbligato gli altri stati a diventare proibizionisti verso le sostanze decise
arbitrariamente, e che ha sviluppato un apparato repressivo terrificante e brutale.
Per evitare di essere scoperti, e di avere le vite rovinate senza aver fatto male a nessuno, si provarono tutti i modi possibili per poter coltivare la cannabis, nascondendola al “potere”.
Con lo svilupparsi di una tecnologia spietata (rilevamenti aerei, ad infrarossi, satellitari, ecc.), il pericolo diventò troppo grande e si cercarono nuovi sistemi di coltivazione. In un ambiente chiuso le possibilità di essere visti si riducono enormemente.
Altri vegetali venivano già fatti crescere in ambienti creati artificialmente. Si provò dunque a far crescere la cannabis avvalendosi di queste esperienze, e i risultati furono incoraggianti.
Nella metà degli anni ’70 l’Olanda, dando prova di civiltà e saggezza, decise di provare a non considerare la cannabis come il diavolo. L’Olanda è un paese freddo, dove la cannabis in pieno campo stenta ad esprimere tutto il suo potenziale; gli olandesi sono maestri della coltivazione in serre di fiori e vegetali in genere. Avvalendosi della loro grande esperienza in questo campo, ripresero e perfezionarono le tecniche utilizzate dai “guerriglieri” americani (perché di guerra si tratta) e giunsero in poco tempo a creare una serie di varietà di cannabis perfettamente adattate alla coltivazione in ambiente artificiale, con una qualità eccezionale, in grado di competere con successo con le migliori conosciute.
Purtroppo la coltivazione in interni ha costi elevati, e le uniche produzioni convenienti sono quella di infiorescenze femminili con un’alta percentuale di resina, per utilizzi medicinali, salutistici o ricreativi, e la produzione di sementi selezionate e di talee. Oltre al lavoro di ricerca che può essere fatto per lo studio della pianta.
Proprio per il motivo dei costi, perché non risultino troppo elevati rispetto alla resa finale, bisognerà cercare di realizzare la massima quantità di raccolto, con la migliore qualità, nel minor tempo possibile.
La coltivazione indoor nasce dunque per difesa al proibizionismo, ma ben presto ci si rese conto che in certe situazioni offriva numerosi vantaggi:
-Per primo il già accennato minor rischio che le piante vengano viste da chi non dovrebbe. Anche in caso di situazioni non proibizioniste, delle meravigliose sommità fiorite di cannabis potrebbero far gola a chiunque, il loro valore in ogni caso essendo elevato (in caso si mostrasse un poco di saggezza, eliminando il proibizionismo delle sostanze, il costo potrebbe comunque diminuire, non essendo più legato il fattore “rischio” al prezzo del prodotto).
-Chi vive in un centro urbano spesso non dispone nemmeno di un fazzoletto di terreno o di un luogo soleggiato; l’aria è spesso impregnata di sostanze nocive, agli esseri umani e alle piante; la luce del sole si confonde con l’illuminazione elettrica notturna. La possibilità di allestire un ambiente chiuso in cui le piante possano crescere senza problemi è sicuramente da considerare.
-C’è poi il grosso vantaggio di non dipendere dalle stagioni: si può seminare, fare talee, raccogliere sommità mature in qualunque periodo dell’anno.
-Il raccolto non sarà più uno soltanto, ma nel corso dell’anno si potranno avere da un minimo di tre raccolti a, con un poco di organizzazione, cinque-sei raccolti l’equivalente di un raccolto continuo).
-I tempi per la creazione e la stabilizzazione di nuove varietà saranno ridotti enormemente rispetto alla coltivazione in esterni.
-Ci potrà essere la sicurezza assoluta del patrimonio genetico della se mente ottenuta, mentre all’aperto c’è sempre la possibilità che arrivi, portato dal vento, polline di origine sconosciuta.
-Il controllo (e la responsabilità) dell’ambiente è totale. Ciò significa poter garantire alle piante le migliori condizioni per le loro esigenze del momento. Q!:lesto si tradurrà in una qualità facilmente superiore rispetto ad una pianta che abbia dovuto attraversare una stagione a volte sfavorevole o avversità di qualunque genere.
-Da ultimo, ma non da trascurare, la gioia che si può provare nel veder crescere e nel respirare giorno per giorno degli esseri viventi che altro non chiedono se non di poterci essere amici e sollevarci un poco dal male di questo mondo
Il fatto che si sia responsabili di tutti i fattori di crescita delle nostre piante, significa che é necessario un controllo costante. La coltivazione indoor non lascia spazio all’improvvisazione: se viene trascurato un qualunque fattore, oppure ci si cerca di arrangiare con materiali di recupero, se si pensa che le piante potranno essere abbandonate per più di 2-3 giorni, oppure che si può fare a meno di alcune delle operazioni colturali necessarie, se si ha fretta o al contrario si è troppo pigri, se non si sa esattamente quello che si sta facendo e non si conoscono appieno i prodotti che si stanno adoperando, quasi sicuramente si avrà un raccolto misero e di qualità scadente.
Nonostante l’erba indoor possa riuscire di una qualità superiore alla maggioranza dei raccolti fatti in esterni, per me rimane un ripiego. Come ho detto all’inizio la canapa sarebbe (ed é!) contenta di poter crescere libera e in pieno sole, sotto gli occhi di tutti e senza essere infamata da tante menzogne sul suo conto.

 

Om Namah Shivaya
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IL CANAPAIO
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